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sabato 28 febbraio 2015

Il pescatore Faber


Pescatore
di uomini
Poco prima dell'uscita de La Buona Novella, nel 1970, De André realizzò un 45 giri abbandonando la strada dei concept album. Una delle novelle più famose, Il Pescatore, è certamente quella meglio riuscita, forse perché arrangiata dalla PFM nel 1979 dandogli quel tocco di rock che non ha guastato lo stile francese di Fabrizio, nel famoso tour con De André e Pagani che svetta in alto con gli assoli di violino e archi rimaste nelle interpretazioni storiche musicali italiane. Ci troviamo di fronte quasi a una parabola sospesa a mezz'aria, senza una morale esplicita, un gretto "manifesto".
Mauro Pagani
Il Pescatore nel frattempo si è assopito al sole. Arriva un uomo solo, in disgrazia e chiede conforto al pescatore, un po' di pane e un po' di vino, è un Assassino, dice. Il pescatore coglie nel suo volto un'infinito affanno e, al di là di qualsiasi criterio morale, sceglie di essergli da rifugio. L’appuntamento casuale fra i due, è laconico e fuggente, ma tra i due si instaura un rapporto leale, lasciando nostalgia e speranza a ciascuno dei due. 



...non si        guardò
neppure       intorno
Il pescatore si alza senza timore e, silenziosamente, "non si guardò neppure intorno, ma versò il vino e spezzò il pane (da qui l'immagine della parabola di Cristo) per chi diceva ho sete e ho fame". Al Pescatore non interessa nulla del passato di quel ragazzo, davanti a se c'è un uomo solo e disperato, affamato e assetato, e il Pescatore pensa solo ai bisogni di quel giovane spaventato protagonista di chissà quale avventura umana. Il pescatore è un'anziano vissuto, accorto, illuminato e un volto su cui l'esistenza ha depositato tutto il suo passare e sapere, creando un solco lungo il viso "come una specie di sorriso".
Schiaffi conformi
Abbacinato da un sole calante, dolce, senza invasioni. Probabilmente l’ultimo dei tramonti che vedrà da libero, non in galera come alcuni appassionati del cantautore ligure hanno ipotizzato. L’Assassino è un'uomo sbagliato, nel senso che la sua anima piange per quel che ha fatto e questo non sfugge al Pescatore, figura salvifica, a cui non interessa cosa ha fatto quel giovane inquieto, impaurito, assettato e affamato. Poi l'Assassino riparte e poco dopo arrivano due gendarmi e chiedono al vecchio se lì vicino avesse visto passare qualcuno o fosse passato un assassino. È una delle liriche più allegoriche e spirituali di Faber. Fra le più ancestrali, una sorta di dazebao per i protagonisti, le sagome, i volti a metà, attori anonimi a cui spesso la vita è prospiciente e si contrappone una volta di più alla legge che urta col loro stile di vita, la loro libertà.

... eran gli       specchi
di un'avventura
"Come una specie di sorriso", la canzone finisce così, senza commenti, senza giudizi, priva di sentenze o valutazioni. Un brano che si presta a molte interpretazioni, anche sul non detto per incapacità o complessità della storia. Per quanto suggestivo sia il paragone implicito con Gesù, che muore per salvare il mondo, penso che questa non fosse l'idea di Faber. Il pescatore, semplicemente, si riassopisce o forse finge di dormire perché non vuole raccontare ai gendarmi ciò che sa e salvare in questo modo l'Assassino.
La Pietas oltre le Legge
Quanto invece al significato dell'insieme, si possono trarre argomenti dalla ricca discussione che si è sviluppata in rete, nella mailing list dedicata a "Fabrizio, Numero 2"Citiamo in particolare (con qualche adattamento) il parere di Riccardo Venturi: "Di prim' acchitto mi verrebbe da dire che è corretto vedere nel Pescatore una sorta di parabola evangelica. D'altronde, non sto neanche a dire che cosa rappresenti il Pescatore nella simbologia cristiana (basta ricordare che Gesù scelse quasi tutti gli Apostoli tra i pescatori, ai quali disse che li avrebbe resi 'pescatori di uomini') e si ritrova, nella canzone, la contrapposizione nei confronti della giustizia umana", molto spesso incolta e bigotta.
Il Pescatore
si comporta
effettivamente come Gesù nei riguardi della Maddalena, con un moto di ribellione nei confronti della cosiddetta 'giustizia umana' (i lapidatori, i burocrati, ) e con un gesto d'amore e di simpatia (nel senso letterale del termine, della compassione latina, il soffrire le stesse cose) nei riguardi di una creatura debole, perseguitata, emarginata.
Fabrizio con il figlio Cristiano
Effettivamente, Gesù, nel contesto ebraico, stravolge il concetto di Giustizia divina, fino allora francamente intesa come tribunalizia, inserendovi criteri inauditi come il perdono, la carità e una giustizia basata su un'autentica comprensione dell'altro. Inoltre, altro atto rivoluzionario, quando inserisce nell'atto di fede una vena neanche troppo velata di un'umanissima ironia che toglierà un pò di sacralizzazione ai personaggi del Vangelo, per una loro migliore umanizzazione. Ma non ci fu solo questo spunto: "Si pensi - disse De André a 'Ciao 2001', rivista settimanale degli anni '70 e '80 - all'episodio della Maddalena, quando se ne sta tranquillo a disegnare figure per terra in mezzo al baccano e ai bruciori integralisti dei 'custodi della vera fede', per poi alzare solo lievemente lo sguardo e freddare tutti con il celebre: "chi è senza peccato scagli la prima pietra". Espressione, fra l'altro, che sembra identica al gesto del Pescatore che 'dischiuse gli occhi al giorno, non si guardò neppure intorno, ma versò il vino e spezzò il pane per chi diceva ho sete ho fame'".
De André davanti al giudice, pare che gli venga da irridere
La paura ci    fu
e fu    ripugnante


Non vorrei che si arrivasse alla conclusione secondo la quale questo post vuol far passare come un cristiano, perché questo non è, ma solo alcuni compendi altamente poetici e d'intensità umana elevatissima, da vertigine vorticosa, febbrile, a volte difficilmente da sopportare per l'acuto urlo di Munch che sembra di sentire in sottofondo a queste perle decisive e incastonate nel tappeto magnifico dei versi del tenutario della fattoria all'Agnaga, quando la sera del 27 agosto 1979, la coppia fu rapita dall'anonima sequestri sarda e tenuta prigioniera nelle pendici del Monte Lerno presso Pattada, per essere liberata dopo quattro mesi (Dori fu liberata il 21 dicembre alle undici di sera, Fabrizio il 22 alle due di notte, tre ore dopo), dietro il versamento del riscatto, di circa 550 milioni di lire, in buona parte pagato dal padre Giuseppe.
Prima,
durante e dopo
Il sequestro scatenò la curiosità dei media, fatto insostenibile, soprattutto dopo un'esperienza del genere. Alcuni giornali fecero uscire illazioni e falsità, talune che legavano il rapimento perfino alle Brigate Rosse, oppure a motivi personali (come un allontanamento volontario, causa mancanza di notizie e testimoni nei primi tempi) ad uno sfondo politico. Tutte cazzate! Proprio l'anno del sequestro, comunque, terminò la citata quanto assurda e invasiva sorveglianza dei Servizi segreti ai danni di De André.
In piena era presenzialista 
Nell'unica conferenza stampa che imposero a Fabrizio (nota è la sua ritrosità di fronte ad un microfono, dote da sempre rarissima, tutti - vogliono - un microfono per sparare cazzate e lui no, la differenza sta anche in questo. E se non aveva nulla da dire, non si vedeva, lui scansava qualsiasi cosa a tutti quei baciapile che chiedevano continuamente. "Fabrizio, il rapimento l'ha scosso anche sul piano creativo?". Potete immaginare le sue reazione. Ne sa qualcosa l'inviato musicale di punta del Corriere dela sera, Mario Luzzato Fegiz, che si prese una lavata di testa da Faber, per aver fatto una domanda oscena e oltre che stupida. Ciò che disse, sempre nella conferenza stampo post sequestro: "Durante il rapimento mi aiutò la fede negli uomini, proprio dove latitava la fede in Dio. Ho sempre detto che Dio è un'invenzione dell'uomo, qualcosa di utilitaristico, una toppa sulla nostra fragilità. Tuttavia, col sequestro qualcosa si è smosso. Non che abbia cambiato idea ma è certo che bestemmiare oggi come minimo mi imbarazza".

 Anarchicamente
 rivoluzionario 
Se De André "esce dai binari", dunque, lo fa con una guida ben precisa, niente affatto in contraddizione con il messaggio evangelico. Che poi abbia chiarito più volte il suo considerare Gesù esclusivamente come una figura umana "Si chiamava Gesù" alla "Buona Novella" un album che parla della vita di Cristo ma vista dai vangeli apocrifi, ossia quelli non approvati dalla Chiesa, punto questo, che personalmente non condivido per la ricchezza che ci sono sulla vita del Nazareno. Il messaggio è che in Dio a volte ci si imbatte anche se non lo si va a cercare. L'assassino si ferma spinto da un bisogno che può davvero essere quello, concreto come il tuo computer, della fame e della sete. Ma il ricorso alla simbologia evangelica è qui quasi naturale, nell'ottica anarchicamente "rivoluzionaria" di De André. La giustizia umana è superata, il fuggitivo si sfama, si disseta e riceve, per un importantissimo momento, attenzione e calore. E niente ci vieta di pensare, anche se De André non lo dice, che il Pescatore completi l'atto rivoluzionario lasciando che i gendarmi vadano nella direzione sbagliata. La storia di questo testo sembra proprio una parabola del Vangelo.
Di    un Vangelo laico  , senz'altro.
Laico, non contrapposto alla religione, ma come popolare Claos). De André appare qui come un vero interprete di quel tipo di coscienza popolare che ha sempre visto la 'giustizia' - umana, ma, spesso, anche divina - esclusivamente come un'oppressione". Il Dio con cui il poeta ha un rapporto continuo e intenso è senza aureola, ricondotto sulla Terra. Non si tratta di "rubare le chiavi del cielo" ma di volere la felicità e la giustizia qui, su questa terra. Anche Roberto Vecchioni, nelle sue lezioni, esprime un pensiero simile. Nel Pescatore il potere non c'è, è occulto. La favola è giocata tutta sul silenzio magnetico del vecchio, che nella vita le ha già viste tutte e tutto sa. Qui sta il senso forte di Fabrizio. Non il perdono ma la giustificazione; un cenno d'intesa fra i due viaggiatori che s'incrociano per caso in una storia grande e inspiegabile.